Termini, ricordati i giornalisti uccisi dalla mafia

Termini, ricordati i giornalisti uccisi dalla mafia
L’Unci Sicilia (Gruppo di specializzazione dell’Assostampa-Fnsi) ha ricordato stamane a Termini Imerese (Palermo) i giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia. L’evento si è svolto in due fasi: un momento di riflessione in piazza Gancia alla presenza di alcuni familiari delle vittime. Un secondo appuntamento in via Assunta, la strada in cui abitava il cronista Cosimo Cristina, il primo giornalista ucciso dalla mafia nel maggio del 1960.
Erano presenti Giulio Francese, figlio di Mario, e presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia; Giovanni Impastato, fratello di Peppino, Natalina Di Fatta, nipote di Cosimo Cristina, Giuseppe Andreozzi, genero di Giuseppe Fava. Per l’Assostampa siciliana erano presenti il segretario regionale Roberto Ginex ed il presidente regionale Alberto Cicero. Presenti anche ufficiali e funzionari della polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri e della polizia municipale. Per il Consiglio direttivo dell’Unci Sicilia erano presenti Leone Zingales, Daniele Ditta, Gioia Sgarlata, Francesco Nania, Antonella Romano e Andrea Tuttoilmondo.
Zingales, dopo avere ricordato la figura di Giuseppe Francese, il più piccolo dei figli di Mario che si è suicidato dopo avere speso l’ultima parte della sua vita nella ricerca della verità sull’assassinio del padre, ha posto l’accento sul tema della memoria sottolineando che «la memoria dei giornalisti uccisi è uno snodo importante per un futuro senza prepotenti. I nostri colleghi sono caduti – ha concluso – per un mondo migliore, per un Paese libero e onesto».
A conclusione del primo momento di riflessione sono stati elencati i nomi di tutti i giornalisti uccisi e subito dopo Leone Zingales, accompagnato da Natalina Di Fatta, ha incontrato Maria Cristina, ultranovantenne sorella di Cosimo Cristina che ha ringraziato l’Unione cronisti per l’evento dedicato anche al fratello.
In via Assunta, davanti all’abitazione di Cosimo Cristina, il cronista Vincenzo Bonadonna ha ripercorso le tappe dell’attività del giovane giornalista ucciso 50 anni fa: dai primi articoli sino alla pubblicazione di inchieste e reportage sulla mafia di Termini e di Caccamo.
Per Natalina Di Fatta, nipote di Cosimo Cristina, «l’iniziativa dell’Unci a Termini Imerese è da lodare per due aspetti: un primo che si collega alla vita di ciascuno dei cronisti uccisi in Sicilia ed un secondo che riporta alla memoria quanto accaduto nel 1960 con la morte di mio zio Cosimo».
Tra gli intervenuti anche Giuseppe Andreozzi, genero di Giuseppe Fava: «Ciò che desidero esprimere - ha detto - è la mia riconoscenza personale all’Unci e a Leone Zingales per quanto è stato fatto e si continua a fare per la memoria dei giornalisti uccisi».
Nel suo intervento, Giulio Francese, figlio di Mario e presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti, ha detto che «come giornalista, figlio di giornalista assassinato dalla mafia e come siciliano, devo ringraziare l'Unci per quanto fatto in questi anni in memoria dei giornalisti uccisi. So soltanto che prima dell'iniziativa dell'Unione cronisti di fare collocare in viale Campania una lapide per ricordare a Palermo, a 27 anni di distanza, il valore del sacrificio di Mario Francese, non c'era mai stata una cerimonia pubblica nel giorno dell'anniversario del delitto. Da allora mio padre è stato ricordato dall'Unione cronisti ogni anno e non solo a Palermo e se non è più un morto dimenticato, come è stato per troppo tempo, è anche grazie all'impegno dell'Unci. Lo stesso è avvenuto con le altre vittime e le famiglie si sono sentite meno sole».
Così Giovanni Impastato: «Voglio ringraziare l'Unci per il lavoro che ha portato avanti in difesa dei giornalisti uccisi e a Leone Zingales dico soltanto di andare avanti su questa strada».
Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, ucciso a Ragusa nel 1972, ha trasmesso un messaggio: «Apprezzo che l’Unci Sicilia, per rinnovare il ricordo collettivo dei giornalisti italiani uccisi a causa del loro lavoro, abbiano scelto Termini Imerese, la città in cui il coraggioso Cosimo Cristina nel 1960 rivelò verità scomode e pericolose e perciò fu barbaramente assassinato. Non ha avuto giustizia e la sua città ha cominciato a rendergli omaggio soltanto molti anni dopo».
Un messaggio è stato inviato da Carla Rostagno, sorella di Mauro, Franca De Mauro, figlia di Mauro e dal procuratore della Repubblica di Termini, Ambrogio Cartosio, che ha scritto: «Ricordare uomini come Mauro De Mauro e Mario Francese, e tutti gli altri, è un dovere irrinunciabile e motivo d’orgoglio per i giornalisti che si ispirano al loro esempio».